Epigrafi

Le epigrafi latine risalenti all’età romana rappresentano le testimonianze più sicure, chiare, dirette di un mondo lontano e sono anche molto numerose perchè erano il più efficace, se non il solo, mezzo di comunicazione disponibile per manifestarsi di fronte all’opinione pubblica.
Esse venivano prodotte artigianalmente per le necessità quotidiane, in modo particolare, fuori dalle grandi città, per segnalare una tomba o esprimere devozione per una divinità. Le epigrafi antiche giunte fino a noi hanno la qualità inestimabile di testimonianze o voci del passato spontanee e dirette. Il che purtroppo non sempre si è verificato per davvero, perchè molte epigrafi sono passate attraverso varie vicende. Nell’area di Castel Seprio, come in tutta l’attuale media Lombardia, la presenza di epigrafi latine è abbondante e diffusa per ogni dove, ma attesta qualche difficoltà di valutazione.
Infatti i monumenti epigrafici sono stati ritrovati molto raramente nella posizione e nella funzione originarie, molto più spesso in situazione di reimpiego come materiale edilizio e dunque spesso riferiti a luoghi di provenienza approssimati o indeterminati; inoltre molti, non sopravvissuti, sono solamente ricordati nella tradizione risalente a epoche più o meno lontane; il loro ricordo rimane dunque affidato alla buona fede o all’affidabilità di chi in altri tempi ne prese nota per sé e per i posteri.
Perciò, tutte insieme le epigrafi dell’area del Seprio sono oltre una trentina, ma di esse circa un terzo è solamente tramandato (se ne conosce qualche descrizione, ma sono fisicamente scomparse); un altro terzo ha indicazioni di provenienza vaghe e anche estranee, come “a Castelseprio”, o anche “a Castelseprio nelle tenute della tal famiglia”, oppure “nell’abitato del Seprio” o “nel Seprio” solamente; altre ancora sono riferite a Torba.
Delle epigrafi sopravvissute fino a noi, infine, non poche sono conservate in luoghi diversi: alcune a Torba, altre a Gornate o a Varese, una decina nelle raccolte archeologiche di Milano. Il che complica ancora il quadro, che, in breve, può semplificarsi nei seguenti termini: tre o forse quattro sono variamente inserite nelle rovine sparse per il Parco, solamente quattro infine sono conservate e tre qui presentate nell’Antiquarium.

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